domenica 17 febbraio 2008

Di sfide e del conseguimento della disciplina

Esistono libri che hanno la fama di mattoni incredibili. Libri che tanti etichettano come pesanti, incomprensibili, interminabili, noiosi... e che però in pochi hanno letto davvero. Per esempio, che ne so, la Ricerca del Tempo Perduto di Proust e l'Ulisse di Joyce.

Ecco, visto che a me piacciono le sfide, e soprattutto mi piace incominciare nuovi libri, a metà dicembre mi sono messo in testa di leggermi la Ricerca. E ho trovato che non è per nulla pesante o incomprensibile, ma anzi offre una lettura piacevole e piena di riflessioni stimolanti. Però è vero che è interminabile: 5000 pagine, almeno nell'edizione che ho io! Ma non mi spavento: ne leggo un po' per volta, intervallandola con altre letture, e prima o poi arriverò in fondo, tanto nessuno mi corre dietro. Per ora dopo due mesi sono a pagina 250. Per dire.

Poi però, qualche giorno fa, incappo su aNobii in un gruppo di lettura sull'Ulisse di Joyce. Ecco un'altra sfida, mi son detto, e contento di avere tanti compagni di avventura mi sono iscritto al gruppo. E comincio anche questa lettura: questo non è così interminabile (740 pagine, sì, ma in confronto alle 5000 di prima sono una bazzecola), però effettivamente è piuttosto impegnativo, anche se dopo le difficoltà del primo impatto ci si fa l'abitudine allo stile di Joyce, dove si mescolano senza soluzione di continuità descrizioni del narratore, dialoghi e pensieri del protagonista. E il protagonista mi sta proprio simpatico, per di più.

Il problema è che stavolta mi corrono dietro! Questo è il mio primo scontro con i gruppi di lettura: io sono sempre stato un lettore del tutto indisciplinato, capace di incominciare un libro dopo l'altro per poi portarne a termine un paio e abbandonarne altri sei... La disciplina di un gruppo è una cosa nuova per me, e richiede che ogni settimana si portino a termine tot pagine, in modo che tutti quanti si proceda di pari passo e si commenti insieme.

E' dura seguire queste regole, però è un esercizio che trovo molto utile. Ho bisogno di imparare a proseguire quello che inizio fino a portarlo a termine in tempi relativamente brevi, invece di trascinare le cose per mesi e mesi per poi abbandonarle.
Se l'Ulisse mi aiuterà a ottenere questo risultato, poi cercherò di applicarlo anche alla Ricerca, e poi chissà... magari anche in altri campi più importanti :)

domenica 10 febbraio 2008

Perché non possiamo essere Cristiani

L'argomento è molto interessante ed è trattato in modo avvincente e accessibile a tutti. Peccato solo che Odifreddi sia decisamente (e dichiaratamente) schierato e si avvicini all'argomento con i giudizi sprezzanti e le certezze intaccabili del partigiano invece che con la prudenza che ci si aspetterebbe da uno scienziato...
Sono rimasto colpito soprattutto dall'ultimo capitolo, in cui si analizzano i concili e i dogmi (con relativi anatemi e scomuniche) proclamati negli ultimi duemila anni e si vede come le fondamenta che li legano ai quattro vangeli siano fragili fragili, mentre invece sono zeppi di riferimenti a concetti della filosofia greca che difficilmente erano nelle corde di Gesù e degli apostoli...
Di argomento simile, ho preferito il libro di Augias e Pesce "Inchiesta su Gesù Cristo", più equilibrato e approfondito, anche se ovviamente parla solo di Gesù mentre Odifreddi spazia dalla creazione a Ratzinger.
Bella la citazione di Marco Aurelio che chiude il libro:
"Tutto ciò che è in armonia con te, o Universo, lo è pure con me"

venerdì 8 febbraio 2008

Rivoluzioni e vena artistica

Il liberismo ha i giorni contati

E’ difficile
resistere al Mercato, amore mio.
Di conseguenza andiamo in cerca di

rivoluzioni e vena artistica.
Per questo le avanguardie erano ok,
almeno fino al ’66.
Ma ormai
la fine va da sé.
E’ inevitabile.

Anna pensa di
soccombere al Mercato. Non lo sa
perché si è laureata. Anni fa
credeva nella lotta, adesso sta
paralizzata in strada. Finge di
essere morta. Scrive con lo spray
sui muri che la catastrofe
è inevitabile.

Vede la Fine.
In metropolitana.
Nella puttana
che le si siede a fianco.
Nel tizio stanco.
Nella sua borsa di Dior.

Legge la Fine.
Nei sacchi dei cinesi.
Nei giorni spesi
al centro commerciale.
Nel sesso orale.
Nel suo non eccitarla più.

Vede la Fine in me che vendo
dischi in questo modo orrendo.
Vede i titoli di coda nella Casa e nella Libertà.

E’ difficile
resistere al Mercato, Anna lo sa.
Un tempo aveva un sogno stupido:
un nucleo armato terroristico.
Adesso è un corpo fragile che sa
d’essere morto e sogna l’Africa.
Strafatta, compone poesie
sulla Catastrofe.

Vede la Fine.
In metropolitana.
Nella puttana
che le si siede a fianco.
Nel tizio stanco.
Nella sua borsa di Dior.

Muore il Mercato.
Per autoconsunzione.
Non è peccato.
E non è Marx & Engels.
E’ l’estinzione.
E’ un ragazzino in agonia.

Vede la Fine in me che spendo
soldi e tempo in un Nintendo
dentro il bar della stazione
e da anni non la chiamo più.

giovedì 7 febbraio 2008

Amen

Voi non sapete da quanto aspettavo che uscisse questo album. Più o meno da quando avevo finito per imparare a memoria i tre album precedenti dei Baustelle, a forza di ascoltarli a ciclo continuo...
E ora da domenica mattina ascolto in continuazione questo Amen. E ad ogni ascolto mi sembra più bello della volta prima. E ogni volta scelgo un nuovo brano come mio preferito. E mi accorgo che non ce n'è uno che sia meno che bellissimo...
Mah, volevo esordire sul blog con un misurato pezzo di critica musicale, e invece ammetto che coi Baustelle non riesco a essere critico in nessun modo, ma solo ad ascoltare e adorare sopraffatto dall'estasi... ;-)
Spero che l'album sia un successone (qui da me per esempio, sabato era già esaurito nei negozi e ho dovuto attendere il giorno dopo per trovarlo sugli scaffali di un ipermercato), così finalmente non sarò più l'unica persona che conosco a conoscerli :-)

mercoledì 6 febbraio 2008

E si comincia...

Finalmente trovo il tempo, la voglia, il coraggio di iniziare questo blog. Ora devo solo trovare il tempo, la voglia, il coraggio di scriverci regolarmente. Non sono gli argomenti a mancare, ma l'attitudine a tradurli in parole comprensibili. Beh, d'altronde, ripensandoci... chi ha detto che le parole devono essere comprensibili?

Ok, cominciamo a riordinare il caos per il prossimo messaggio...

Ah, dimenticavo, benvenuti a tutti!